Leggende di Casauria - Giuditta Forchetta




La seguente leggenda viene raccontata a Castiglione a Casauria. La versione trascritta è stata ripresa dal racconto orale di M. L. Valerii.

 

Cera una volta una ragazza chiamata Giuditta Forchetta. Del motivo per il quale si chiamasse a quel modo nessuno aveva una risposta certa, e forse nessuno se lo chiedeva, però si raccontava che fosse stata uccisa per robba di soldi, e più di una persona poteva giurare di essere a conoscenza che Giuditta nascondeva un tesoro nella roccia, in una grotta nei pressi dell’abbazia di San Clemente a Casauria e del ponte sulla Pescara.

Una notte, Giuditta apparve in sogno a un povero contadino di Castiglione a Casauria e gli disse:


Fra tre giorni, tenete a mente,

andrete presso San Clemente,

in una grotta dovete andare

sotto al ponte, alla Pescara.

Tre volte, fate attenzione,

dovrete ripetere il mio nome.

'Na serpa con le corna voi vedrete

sopra la cassetta colle mie monete.

Non v’impressionate, però, e non abbiate fretta,

aspettate solo che vi consegni la cassetta.


Passarono tre giorni, dopodiché il contadino seguì le indicazioni date: si recò presso San Clemente e scese alla Pescara, vicino al ponte. Tra le rocce scorse la grotta, così si avvicinò e chiamò:


Giuditta! Giuditta! Giuditta!


Comparve dinanzi a sé la cassetta, ma all’improvviso il tale avvertì un rumore e vide uscire il grosso serpente con le corna che strisciò sopra il tesoro. Tanto grossa era la sua paura che non aspettò più di un secondo, e in fretta e furia scappò.


Quando tornò a casa raccontò tutto alla moglie, che gli disse:


Ma perché non hai aspettato? Cosa avrebbe potuto farti il serpente, se eri stato avvisato dalla ragazza?


Allora il contadino, deciso, si ripropose di tornarci l’indomani.

Il giorno dopo, alla stessa ora, tornò a San Clemente e scese alla Pescara, vicino al ponte, per avvicinarsi alla grotta; lì, senza paura, chiamò nuovamente:


Giuditta! Giuditta! Giuditta! Sto qua, sono tornato!


Questa volta, però, il contadino non vide né il tesoro né il serpente. Comparve Giuditta, che gli disse:


Ieri era il tuo giorno fortunato, non oggi.


Trascrizione e adattamento a cura di Alessio Del Rossi




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A Castiglione a Casauria, oltre a tramandare oralmente questa storia, si usava dare il nome di Giuditta Forchetta a persone un poco lunatiche.


In Archivio per lo studio delle tradizioni popolari. Rivista trimestrale diretta da G. Pitré e S. Salomone-Marino, Vol. 3, Palermo, 1883, pp. 28-29, troviamo la leggenda di Giuditta Forchetta trascritta da Gennaro Finamore, al quale venne raccontata da un uomo che andò alla ricerca del tesoro nella grotta dopo che Giuditta si era mostrata in sogno alla suocera, anziana castiglionese. Di seguito riporto il brano:




In Sopravvivenze dei sacrifici umani nelle superstizioni italiane dei tesori nascosti, di G. Cocchiara, in Lares, Vol. 7, n. 2, Giugno 1936, p. 116, troviamo una localizzazione diversa (Monte Pallano), che ci attesta la presenza della leggenda in altre zone della regione:




Stando a un articolo apparso su ilfaro24.it, la stessa leggenda è conosciuta anche a Torre de’ Passeri, ma con una versione leggermente diversa: Giuditta, uccisa dai suoi due fratelli perché il suo spirito rimanesse a guardia del tesoro custodito nella grotta, aveva l’ordine di consegnarlo soltanto a chi avesse con sé una lettera scritta dai suoi fratelli.



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