Casauria, Pasolini e la poesia popolare

 



Pier Paolo Pasolini, dopo aver raccolto nel 1952 la più bella Poesia dialettale del Novecento, in cui l’area casauriense è ben rappresentata dalla presenza del pescolano Alfredo Luciani, nel 1955 pubblica per Guanda un’antologia della poesia popolare intitolata Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare, in cui sceglie di inserire ben cinque componimenti provenienti dall’area casauriense, nello specifico da Castiglione a Casauria.

Tra tutti i canzonieri italiani, che inserisce nella sua raccolta, quello abruzzese piace molto a Pasolini, lo lascia intendere egli stesso: “abbiamo abbondato nella scelta della poesia popolare abruzzese”, che si presenta come “specimen di poesia folclorica” e “ci è parso tra i più autenticamente e deliziosamente popolari d’Italia”.

Le fonti da cui lo scrittore attinge sono le cospicue ricerche di Antonio De Nino e, soprattutto, Gennaro Finamore (vedi anche le sue ricerche sugli usi e i costumi, sui giochi e le leggende), che nel nostro piccolo paese casauriense aveva un fidato corrispondente.

Per spiegare le ragioni di questa autenticità primitiva tutta abruzzese, Pasolini riprende proprio le parole del medico di Gessopalena:

“In Abruzzo, mai città, mai corti, che irraggiassero all’intorno una potente azione civile. Fatta qualche eccezione, comunelli sempre; in istato di reciproca indifferenza, per similarità di condizioni; ovvero, più che dalle distanze, divisi dal difetto o dalla insicurezza delle strade, nonché dalle naturali barriere di monti, di boschi e di fiumi”.

L’isolamento secolare (seppur discutibile) della nostra regione, sembrerebbe aver lasciato un sostrato primigenio nei nostri componimenti popolari o, ancor di più, la mancanza di città potenti che fossero generatori di civiltà e cultura.

Tuttavia, se da una parte c’è l’autenticità, dall’altra non vi è la presenza di poesie indigene: probabilmente i braccianti, spostandosi in aree più sviluppate per motivi esclusivamente lavorativi, importarono e variarono poesie provenienti dalla Puglia, da Napoli o dall’Agro romano; altre invece, quelle a tema religioso, sembrano provenire dall’Umbria e dalla Toscana.

Il canzoniere abruzzese, inserito nella terza sezione della sua antologia (Italia meridionale), presenta un primo gruppo di Storie sacre a cui fanno seguito Canzune e sturnjielle (canzoni e stornelli), in cui appaiono, appunto, cinque componimenti di Castiglione a Casauria che riportiamo di seguito.



439

Resvéjete, carissime cumbagne,
Nen de fa’ tand’ avvenger’ ‘a ju suonne!
Vuléme ji’ nu poche candènne,
Nu pare d’ore pe’ cquestu cundorne.
Le nostre bbèlle ce stann’ aspettènne
A lla fenèstre, cecate de suonne.
E ‘nfr de loro le stanne decènne:
«Ddovèlle l’amande tue? Adèss’è ggiorne!»


Risvegliati, carissimo compagno, non farti tanto vincere dal sonno! vogliamo andare cantando un paio d'ore da queste parti. Le nostre belle stanno ad aspettarci alla finestra, accecate dal sonno. E fra di loro si stanno dicendo: «Il tuo ragazzo dov'è? Fra poco è giorno!»

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445

Te sèje purtate nu bbase d’argende,
Repiene de canzune, ggioia sande.


T'ho portato un vaso d'argento, pieno di canzoni, gioia santa.

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455

Quande camine, ‘n’angelella pare:
L’ombre de la tua vite me daje culore.


Quando cammina, un'angelella pare: l'ombra della sua vita mi dà colore.

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458

Tenite ‘ssu bbjiejje pjiett’arizzelate;
Ogne ssorta de fiore ci purtete.
Tjiene ‘ssa treccia tutta rindrecciate;
Ju sole nghe la lune ‘m bjiettej’avete.
Quanne la ser’a lljiette voje c-i-andate,
J’angele fanne fest’e voje durmite;
E cquanne la matina vì auzate,
L’alba spund’, e jju sole ha ‘pparite.


Tenete questo bel petto rassettato: ogni sorta di fiori ci portate. Tieni questa treccia tutta attorcigliata; il sole con la luna nel petto arvete. Quando la sera a letto ve ne andate, gli angeli fanno festa e voi dormite; e quando vi alzate alla mattina, l'alba spunta, ed è apparso il sole.

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461

O Ddije! Me s’è pperdute la mia stelle!
Nnesciuna vije la vede venire.
Me l’à pparate qualche nnuvelelle,
Sole ju vjiende mie, tira ‘n favore:
‘Assàamme vedè stelle, lun’ e ssole.


O Dio! Mi s'è perduta la mia stella! Da nessuna parte la vedo venire. Me l'ha nascosta qualche nuvoletta, solo il vento me la può scoprire. Tira, vento mio, tira in favore: fammi vedere stelle, luna e sole.




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